UNA LOGICA CAPOVOLTA…

UNA LOGICA CAPOVOLTA…
Sulla scia del tema proposto la scorsa domenica, ecco un altro esempio di contrapposizione fra la logica divina e quella umana, con le relative conseguenze di pensiero e di impostazione.
Nell’esperienza del presente terreno, “i malvagi vincono e i poveri piangono” e sembra che questo paradosso sia una costante della nostra vita quotidiana, una frustrazione alla quale siamo condannati.
Nella logica divina della giustizia, in questa vita e soprattutto quando tutti saremo chiamati a rapporto davanti a Lui, coloro che avevano vinto perderanno per sempre se stessi e… per coloro che avevano prevaricato “sarà pianto e stridore di denti.”
Dio ribalta le situazioni di elevatezza che l’uomo si è costruito davanti a lui per riprendersi la posizione che gli spetta e per rivelare la sua giustizia, che predilige coloro che dalla società vengono calpestati e oppressi,
cioè i poveri e gli indifesi.
Il profeta Amos di cui alla prima lettura condanna lo sfarzo e la sfrontatezza dei consumi, gli abusi e le ingiustizie sociali ai danni dei più deboli e le discriminazioni in fatto di ricchezza e di povertà economica che colpiscono specialmente le classi meno abbienti, in linea generale le ingiustizie dei ricchi ai danni dei più poveri sono fenomeni che rappresentano una piaga anche ai nostri giorni.
E ribadiscono anche l’attualità della parabola lucana del “ricco epulone”.
Il misero indigente costretto a mendicare gli avanzi del raffinato benestante mentre i cani leccano le sue piaghe è reietto e snobbato, nessuno si prende cura di lui, tantomeno lo stesso ricco signore che senza sacrificio alcuno potrebbe alleviare il suo dolore e la sua angoscia.
Quando arriva il momento della resa dei conti però la situazione si ribalta: il ricco epulone ora soffre i meritati tormenti della pena divina, guardando il povero che, dall’altra parte gode dei benefici della gloria raggiunta dopo tante sofferenze e vessazioni.
Quando implora Abramo di mandare Lazzaro dai suoi cinque fratelli ancora in vita ad avvertirli perché non finiscano anch’essi nella Geenna, la risposta che riceve è davvero esaustiva e convincente, anche nella nostra epoca in cui la fede si confonde con la superstizione o si mercanteggia nel credere: “Hanno Mosè e i profeti, ascoltino loro… “Se non ascoltano Mosè e i profeti, non crederebbero neppure se uno risuscitasse dai morti.”
Se non si crede nella Parola e nel Verbo Incarnato che ne è il compimento, se non ci si radica nel loro mistero e se non lo si assimila fino a farne un criterio di vita, neppure un miracolo o una visione o un’apparizione cambierà in meglio la nostra vita.
Gesù però invita a coltivare la speranza che determinate situazioni di ingiustizia e di prevaricazione dovranno avere pur fine.
Il giudizio di Dio esalterà quanti sono stati costretti a subire le altrui prepotenze e malvagità, ma anche nel percorso stesso della vita presente avverrà che l’arma con cui gli ingiusti avranno colpito i più deboli diventerà lo strumento della loro autocondanna.
La ricchezza sproporzionata è essa stessa una condanna, un’anticamera dell’inferno perché non può che arrecare infelicità e illusione di vivere.
La logica di Dio comunque è davvero distante dai pensieri dell’uomo e in questo caso promette un capovolgimento a vantaggio dei più reietti e deprezzati.
Dio “rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili” concedendo a questi ultimi quella giustizia che non è di questo mondo e ai primi la condanna presente che è pegno di quella futura.
Nella continua lotta contro le ingiustizie e le cattiverie, occorre non lasciarci avvincere dalla tentazione di gettare la spugna arrendendoci alla fatalità e alla disperazione.
Bisogna non arrendersi e perseverare con fiducia, senza demordere ma confidando nell’intervento di Dio, che a nostro favore si presenta come amico e alleato.
Dare quindi forza alla speranza e non lasciare che questa, accanto alla fede, possa affievolirsi fino a scomparire.
BUONA DOMENICA e BUONA SETTIMANA
don Gabriele e don Marco