INCONTRO CON CATTOLICI IMPEGNATI NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ
Friburgo (Foresta Nera)
Domenica, 25 settembre 2011
Da decenni assistiamo ad una diminuzione della pratica religiosa, constatiamo un
crescente distanziarsi di una parte notevole di battezzati dalla vita della Chiesa.
Emerge la domanda: la Chiesa non deve forse cambiare? Non deve forse, nei suoi
uffici e nelle sue strutture, adattarsi al tempo presente, per raggiungere le persone
di oggi che sono alla ricerca e in dubbio?
La Chiesa non possiede niente da sé stessa di fronte a Colui che l’ha fondata, in
modo da poter dire: l’abbiamo fatto molto bene! Il suo senso consiste nell’essere
strumento della redenzione, nel lasciarsi pervadere dalla parola di Dio e nell’introdurre
il mondo nell’unione d’amore con Dio.
Nello sviluppo storico della Chiesa si manifesta, però, anche una tendenza contraria:
quella cioè di una Chiesa soddisfatta di se stessa, che si accomoda in questo
mondo, è autosufficiente e si adatta ai criteri del mondo. Non di rado dà così
all’organizzazione e all’istituzionalizzazione un’importanza maggiore che non alla
sua chiamata all’essere aperta verso Dio e ad un aprire il mondo verso il prossimo.
Per corrispondere al suo vero compito, la Chiesa deve sempre di nuovo fare lo
sforzo di distaccarsi da questa sua secolarizzazione e diventare nuovamente
aperta verso Dio. In un certo senso, la storia viene in aiuto alla Chiesa attraverso le
diverse epoche di secolarizzazione, che hanno contribuito in modo essenziale alla
sua purificazione e riforma interiore.
Gli esempi storici mostrano che la testimonianza missionaria di una Chiesa distaccata
dal mondo emerge in modo più chiaro. Liberata dai fardelli e dai privilegi
materiali e politici, la Chiesa può dedicarsi meglio e in modo veramente cristiano
al mondo intero, può essere veramente aperta al mondo. Può nuovamente vivere
con più scioltezza la sua chiamata al ministero dell’adorazione di Dio e al servizio
del prossimo.
Non si tratta qui di trovare una nuova tattica per rilanciare la Chiesa. Si tratta
piuttosto di deporre tutto ciò che è soltanto tattica e di cercare la piena sincerità,
che non trascura né reprime alcunché della verità del nostro oggi, ma realizza la
fede pienamente nell’oggi vivendola, appunto, totalmente nella sobrietà dell’oggi,
portandola alla sua piena identità, togliendo da essa ciò che solo apparentemente
è fede, ma in verità è convenzione ed abitudine.