Fare qualsiasi cosa ci chieda

II domenica Tempo ordinario

Fare qualsiasi cosa ci chieda

Da qualche giorno abbiamo iniziato il cammino del tempo liturgico chiamato “ordinario”: il tempo in cui seguire Gesù nella sua vita pubblica, nella missione per la quale il padre lo ha inviato nel mondo. Nel vangelo di oggi, tratto dal testo secondo Giovanni, troviamo il racconto del primo dei miracoli di Gesù nelle famose nozze di Cana. Il primo di questi segni prodigiosi, infatti, si compie nel villaggio di Cana, in Galilea, durante la festa di un matrimonio.
Non è casuale che all’inizio della vita pubblica del Signore si collochi una cerimonia nuziale, perché in Lui Dio ha sposato l’umanità. È questa la buona notizia, anche se quelli che l’hanno invitato non sanno ancora che alla loro tavola è seduto il Figlio di Dio e che il vero sposo è Lui.
In effetti, tutto il mistero del segno di Cana si fonda sulla presenza di questo sposo divino, Gesù comincia a rivelarsi. Gesù si manifesta come lo sposo del popolo di Dio, annunciato dai profeti, e ci svela la profondità della relazione che ci unisce a Lui: è una nuova Alleanza di amore.
Nel contesto dell’Alleanza si comprende pienamente il senso del simbolo del vino, che è al centro di questo prodigio. Proprio quando la festa è al culmine, il vino è terminato; Maria se ne accorge e dice a Gesù: “Non hanno più vino”. Perché sarebbe stato brutto continuare la festa con l’acqua! Una figuraccia per quella gente!
Le Scritture, in modo speciale i profeti, indicavano il vino come elemento tipico del banchetto messianico.
L’acqua è necessaria per vivere, ma il vino esprime l’abbondanza e la gioia della festa. Trasformando il vino l’acqua delle anfore, usate dai Giudei per la purificazione rituale, Gesù compie un segno eloquente: trasforma, infatti, la Legge di Mosè in Vangelo, portatore di gioia.
Noi siamo sempre invitati a guardare a Maria: le sue parole rivolte ai servi vengono a coronare il quadro sponsale di Cana.
“Qualsiasi cosa vi dica fatela!” Ripete ancora a noi oggi Maria. Queste parole sono una preziosa eredità che la nostra Madre ci ha lasciato. E in effetti a Cana i servitori ubbidiscono.
“Gesù disse loro: riempite d’acqua le anfore. E le riempirono fino all’orlo. Disse di nuovo: Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto. Ed essi gliene portarono”.
In queste nozze, davvero viene stipulata la Nuova Alleanza e ai servi del Signore, cioè a tutta la Chiesa, è affidata la nuova missione: “qualsiasi cosa vi dica fatela!” Servire il Signore significa ascoltare e mettere in pratica la sua parola. È la raccomandazione semplice, essenziale della Madre di Gesù, è il programma di vita del cristiano.
Vorrei sottolineare un’esperienza che sicuramente tanti di noi abbiamo avuto nella vita.
Quando siamo in situazioni difficili, quando avvengono problemi che noi non sappiamo come risolvere, quando sentiamo tante volte ansia e angoscia, quando ci manca la gioia, andare dalla Madonna e dire “Non abbiamo vino. È finito il vino: guarda come sto, guarda il mio cuore, guarda la mia anima”.
Dirlo alla Madre. E lei andrà da Gesù a dire: “Guarda questo, guarda quella: non ha vino!
E poi tornerà da noi e ci dirà: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. Per ciascuno di noi, attingere dall’anfora equivale ad affidarsi alla Parola e ai Sacramenti per sperimentare la grazia di Dio nella nostra vita. Allora anche noi, come il maestro di tavola che ha assaggiato l’acqua diventata vivo, possiamo esclamare: “Tu hai tenuto da parte il vino buono finora”. Sempre il Figlio ci sorprende.
Parliamo alla Madre perché parli al Figlio e lui ci sorprenderà. Che Lei, la Vergine Santa ci aiuti a seguire il suo invito, affinché Possiamo aprirci pienamente a Gesù, riconoscendo nella vita di tutti i giorni i segni della sua presenza vivificante.

(Angelus 20 gennaio 2019)