Parrocchia di Vellezzo e Giovenzano “La Parrocchia informa”
Domenica 28 Novembre I di AVVENTO

«Dio è Fedele alle Sue Promesse»

Rialza il capo dell’umanità oppressa dal male

Il nuovo anno liturgico è sempre inaugurato da un messaggio di attesa che ci apre alla speranza del ritorno di Dio in mezzo al suo popolo, per portare il suo giudizio e la sua salvezza. Questa attesa non è vana ma trova compimento sorprendente nell’evento dell’incarnazione.
A Natale il Figlio si fa carne, nell’umanità di Gesù, Dio stesso prende dimora nella nostra storia, vive il nostro mondo e ci dona la sua pace. Con fede e stupore siamo chiamati a preparare e accogliere questo dono e a viverne ogni giorno per crescere nel nostro cammino di fede incontro al Signore. Nel cominciare l’Avvento siamo invitati a prendere coscienza del significato del Natale, di questo Natale.
Un Natale che ci fa contemplare il frutto della Promessa che matura nel grembo della storia. Un Natale che ci invita anche a lottare nel mezzo delle nostre notti oscure.
A Natale Dio si fa vulnerabile e viene a nascere sulla paglia delle nostre fragilità. Dio accetta la precarietà della nostra vita per raggiungerci con la sua bontà.
Dio decide di non sfondare le nostre porte chiuse, ma di aspettare pazientemente che siamo noi, dal di dentro, ad aprirgli.
Avviciniamoci al Natale, un passo alla volta, dolcemente e risolutamente, non per raggiungere una commemorazione, un ricordo, ma nella fiducia di chi cammina verso l’avvenire. Dio non è il Dio del passato, ma colui che dischiude un futuro nuovo!
«Avvento» significa “venuta” perché è memoria gioiosa della Venuta del Figlio di Dio nella nostra carne. Ma è anche un ‘occasione per ridestare la nostra capacità di riconoscere il Signore Risorto che ci visita con le sue “venute” quotidiane. Egli, infatti, ci dona la sua presenza attraverso la Parola e i Sacramenti, e ci viene incontro in ogni povero che domanda il nostro soccorso, la nostra bontà, la nostra tenerezza.
Questo tempo, poi, ci tiene desti, pronti ad accogliere quella “venuta” del Signore Gesù nella gloria che coinciderà con il compimento.
Ogni Avvento reca con sé le ansie e le gioie, le speranze e le paure di un momento particolare.
E ogni Natale, in definitiva, è diverso, perché diverso è lo stato d’animo con cui viene celebrato.
La Chiesa primitiva insisteva molto su tema della vigilanza che è ripreso in questo tempo forte della liturgia.
Bisogna tenersi pronti per il ritorno imminente del Signore che sarà imprevedibile, sarà una sorpresa come la visita inattesa di un ladro.
Nel Vangelo di oggi tutto è descritto come se si trattasse di una catastrofe cosmica che scuote gli astri e getta gli uomini nella massima confusione.
Al contrario la celebrazione dell’Eucaristia colloca tutti noi in una vigilante attesa del Signore proiettata al suo glorioso ritorno e nello stesso tempo, orientata alla scoperta della presenza di Dio nella storia dell’umanità e di ogni uomo.
Siamo al primo giorno dell’Anno liturgico e dell’Avvento, quindi una nuova occasione per vivere una prima tappa significativa della nostra fede.
Tempi nuovi, infatti, ci attendono ed i poveri ed i miseri saranno i primi a rallegrarsi di quel germoglio che trasformerà la storia (I Lettura).
Il credente è chiamato a rispondere con la sua disponibilità, a mettersi sulle le vie nuove che Dio sta tracciando (Salmo responsoriale).
E l’attesa del compimento, che comporta uno spirito di vigilanza.
I discepoli sono chiamati a volgersi verso il “giorno” del Signore, senza lasciarsi appesantire da bagagli inutili, senza lasciarsi impaurire dal vecchio che scompare per lasciar posto al nuovo (Vangelo).
La buona notizia esige una buona condotta, contrassegnata da un amore sovrabbondante, da uno stile nuovo, da relazioni nuove (II Lettura).

La memoria delle promesse di Dio e di quanto Egli ha già compiuto genera speranza nel cristiano, di fronte al nuovo anno, nonché al proprio cammino di sequela, come diceva don Primo Mazzolari:
«Se avremo cuori in attesa più che cuori in rimpianto, nessuno ci toglierà la nostra gioia, poiché noi siamo nuove creature nella novità sempre operante del Signore».

Buon cammino
Don Gabriele