Un incontro presso un pozzo

Un incontro presso un pozzo

L’ampiezza e la densità di questo brano, tratto dal Vangelo di Giovanni che racconta l’incontro di Gesù con una donna samaritana presso il pozzo, impone la scelta di valorizzare solo alcuni elementi tra i tanti. Limitiamoci al dialogo tra Gesù e la donna.

Gesù è affaticato per il viaggio. La sua non è solo una stanchezza fisica, ma è lo sforzo di attuare pienamente la missione ricevuta dal Padre. Giovanni annota l’orario: “Era circa mezzogiorno”. Questo orario ricorrerà nel contesto della Passione, quando Gesù è dichiarato “re” al cospetto di una folla ostile. È l’ora della luce più intensa. Quanto si dirà e avverrà al pozzo di Giacobbe è avvolto da questa luce della rivelazione, il cui vertice è il dono che Gesù farà di sé stesso sulla croce. Il luogo dell’incontro è carico di significati. Il pozzo, nel contesto biblico, è metafora del mistero di amore, della ricerca della verità. Israele vi coglie il simbolo della sapienza divina, donata dal Signore, e della Legge, vera fonte di vita per il credente.

Il dialogo tra Gesù e la donna si apre con la richiesta di dargli da bere. Questa è una costante nel quarto Vangelo: spesso Gesù si approccia alle persone chiedendo qualcosa, e ciò indica come, per incontrarlo davvero, bisogna avere una certa disponibilità, una apertura all’altro. La donna risponde esprimendo il proprio stupore, ma emerge una vera possibilità di dialogo, che è ciò che preme al Maestro. Con abilità, le fa capire di avere non solo una richiesta da fare, ma anche un inestimabile dono da consegnare: acqua viva che zampilla in eterno.
La samaritana è affascinata dalla promessa di quel misterioso Rabbi giudeo, pone delle obiezioni, delle legittime domande…

Nel porre domande la donna prende del tempo per capire quello che sta succedendo dentro di lei, mentre scopre tutta la propria sete di una vita vera e piena di senso.
Ecco allora emergere dal profondo del suo cuore il grido “Signore, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete!”. Resta una questione di fondo: da dove può venire un’acqua che disseta in eterno il cuore umano, desideroso di verità e di amore? Alla domanda della donna Gesù sembra replicare cambiando discorso, chiedendo alla donna di tornare con il proprio marito. La donna non può più essere reticente, perché la persona con cui sta vivendo non è suo marito…

Ecco che Gesù rivela la sua superiore conoscenza, mostrando di conoscere tutto il suo travagliato vissuto e la invita a consegnarsi a Lui, nella verità, per aprirsi alla nuova vita e alla realizzazione piena del dono dell’acqua viva che disseterà non solo lei ma anche tutti coloro che incontrerà.

La samaritana è obbligata a riconoscere in Gesù in profeta di Dio.
Ed il discorso sembra spostarsi sul “luogo” dell’adorazione di Dio tanto controverso tra i Giudei e i Samaritani.

Gesù accoglie con attenzione la domanda della donna e risponde in modo solenne, invitandola ad accende un ottica di fede. Chiede, infatti, di domandarsi chi sia davvero Dio Padre e dove/ come lo si possa incontrare.
È una domanda che diventa essenziale per ogni uomo, anche per tutti noi, alla quale Gesù risponde indicando la verità di Dio quale Padre che cerca adoratori “in spirito e verità”.
La donna già sta sospettando che proprio Gesù sia il Messia atteso, e che il domani sperato sia già presente.
Ed il sospetto della donna è colmato dalla rivelazione di Gesù stesso: “Sono io, che parlo con te”.
A quel punto la donna lascia l’anfora presso il pozzo, lei stessa è diventata posso di acqua via; e corre al suo villaggio, a provocare i suoi com-paesani perché anche loro possano fare un’esperienza capace di cambiare la vita, proprio come accaduto a lei.

Tratto da “Venite a me” Commento al Vangelo di don Rota Scalabrini