LETTERA APERTA del Parroco al termine del GREST 2023
LETTERA APERTA del Parroco al termine del GREST 2023
In queste ultime settimane è nato un vivo desiderio: condividere con la comunità alcuni pensieri sulla ricca esperienza del Grest che si è conclusa in questi giorni.
“Grest” tradizionale appuntamento degli oratori lombardi, punto di forza e di vanto delle nostre diocesi, esperienza di servizio e palestra di comunità.
Tutto questo non è scontato nel nostro tempo. Per colpa di tutti e di nessuno la purezza e la bellezza di questa esperienza si è nel tempo “contaminata” rischiando di far diventare questa esperienza “altro” rispetto a ciò che realmente è: espressione educativa di una comunità cristiana che completa il cammino di crescita nella fede nell’esperienza pastorale estiva.
Un pensiero di fondo è nato, subito dopo Pasqua, quando è apparso nel cellulare l’ennesimo gruppo WhatsApp, – con titolo “Animatori 2023” – ho pensato “Ecco ci risiamo: ma sei davvero pronto? Cosa ti piacerebbe come parroco che questa esperienza lasciasse? Come continuare quel cammino che ormai da due anni vede un nutrito gruppo crescere ed impegnarsi a favore degli altri e della comunità…”.
Perché c’è sempre il rischio di restare impantanato nelle mille concretezze delle cose da organizzare e le norme da rispettare (non sono poche e non sono semplici) attività, programmazione, acquisti, contenimento dei costi e chissà quant’altro!!
Inoltre, inutile nasconderlo, l’età avanza e l’ardore e la voglia di un tempo diventano meno sostenuti.
Mi sono allora sforzato di non perdere il “focus” della questione: vedere il Grest come attività pastorale e non altro, non un centro estivo, non una sola occasione di socializzazione, non un servizio alle famiglie…
E se è “attività pastorale” è attività dello Spirito Santo.
Non è opera d’uomo ma è opera di Dio che interviene con prodigi inaspettati nella vita di chi si apre al dono e al servizio.
Ed allora mi sono lasciato stupire dal tintinnio del gruppo ad ogni aggiunta di un nuovo nome, che nasconde una storia, un regalo e che mi ha ricordato, ancora una volta, che il Padre ha messo nella mia vita “fratelli, sorelle, padri e madri”.
Ai coordinatori “fissi” Francesco e Daniele si aggiungono Simone l’infortunato, gli universitari Mario, Lorenzo e poi i maturati Claudia, Cecilia, Samuele, Federico e poi i veterani Camilla, Aurora, Melissa, Gabriele, Nicolò, Giorgio, Nicolò, Vincent e poi ancora Eugenio, Daphne, Elisa, Gabriele, Mattia, Giovanni, Laura, Mattia, Andrea, Christian, Andrea, Francesco, Ilaria, Sofia, Michelle, Dimitri, Siria, Alessandro…
Molti di loro sono ormai “vecchie conoscenze” altri diventeranno “piacevoli scoperte”.
In un giorno di ritiro a Lovere, luogo caro alla mia vocazione, mi chiedo: “ma cosa deve fare il parroco? E se mi fidassi davvero il loro? Se rimanessi tra loro lasciando loro – e solo a loro – l’essere protagonisti e lasciassi che doni e talenti avessero la possibilità di esprimersi… E se lasciassi che lo Spirito continuasse l’opera iniziata e che vede nella nostra parrocchia un così bel gruppo eterogeneo di giovani impegnati”.
Un azzardo? Forse! Ma in verità ho già sperimentato, nelle mie esperienze passate, che a volte osare nel Signore aiuta e tanto! Oggi posso dire che mi ha edificato vedere che tutto è stato preparato con passione ed impegno, non tutto perfetto ma vero, sincero, empatico; in ogni giorno fino ad ogni sera quando, la stanchezza, diventa mitigata dalla gioia dell’essere stati un “Tu per tutti e un tutti per uno”.
Per completezza l’elenco non è concluso, il Grest ha bisogno di tanto altro per funzionare ed allora la Provvidenza ha mandato: Fausto, Francesco, Grazia, Carla, Esterina, Andrea, Mariarosa, Eugenio per sfamare i grandi appetiti e poi Silvana che nel silenzio previene e organizza, Nadia, Anna, Mara, Patrizia, Susy, Sonia, Antonella, Carmen, Amelia, GianCarla, GianLionella per garantire ordine, pulizia e il servizio al bar.
Ho sentito davvero il bisogno, condiviso anche da don Marco, di ricordare i nomi perché ricordano volti, sorrisi, risate, l’anguria distribuita con una certa fantasia, l’innocenza dei più piccoli e le loro deliziose espressioni che ricolmano il cuore di Vangelo, qualche inevitabile romanzina ma soprattutto tanta, tanta, tanta ammirazione.
“Ma tu credi in Dio?” so che ha chiesto un giorno un animatore.
“Ora a voi dico: si amici io credo in Dio perché ho visto il suo volto in voi, nella vostra generosità e nel vostro dono, nel vostro impegno nei vostri sorrisi, nel vostro camminare insieme e nell’entusiasmo nell’animare tempi e momenti. Si io credo in Dio e rendo lode a Lui perché mi ha reso la fortuna di avervi accanto”.