La Fonte del Perdono

“La Fonte del Perdono”

Il filo conduttore della liturgia di oggi è quello del perdono reciproco, gioioso, generoso ed illimitato.
Siamo nel capitolo 18 del Vangelo secondo Matteo, dove l’evangelista ci propone il “Discorso della comunità” che raccoglie vari detti di Gesù inerenti i rapporti fraterni tra membri della comunità.
La settimana scorsa abbiamo visto il tema della correzione fraterna, oggi quello del perdono.
«Alcuni testi biblici invitavano a concedere il perdono per almeno tre volte.
A Pietro pareva già di essere ardito e generoso immaginando un perdono donato fino a sette volte.
Gesù invece va oltre spezzando ogni concezione quantitativa del perdono.
Egli ribalta il terribile canto della violenza pronunziato da Lamech in Genesi 4,24—“Sette volte sarà vendicato Caino ma Lamech settantasette volte”- ed esige dai suoi discepoli il perdono illimitato, espresso attraverso la cifra esorbitante del “settanta volte sette”» (card. G. Ravasi).

Se Gesù si fosse fermato qui, uno avrebbe potuto dire: e chi ce la fa? Avremmo potuto accusare Gesù di legare pesanti fardelli impossibili da portare.
Ma non è così. Nostro Signore prima di chiederci qualcosa ci rende capaci di farla!
Perciò fa seguire a queste parole la famosa e chiarissima parabola del debitore condonato.
Un servo aveva un debito enorme con il suo padrone, indicato nei 10.000 talenti.
Questo servo chiede perdono al suo padrone, supplicandolo di dargli tempo.
Il padrone, commosso dalla condizione del servo, non solo dilaziona il debito, ma glielo condona interamente.
Appena uscito il servo incontra un altro servo che ha un debito esiguo nei suoi confronti e, nonostante la grazia appena ricevuta, applica un rigore inesorabile che non conosce attese né tolleranze.
Il senso è chiaro: ciascuno di noi è immensamente debitore nei confronti di Dio: della vita, della salvezza, di tutto il male che abbiamo scelto e commesso, ferendo gli altri, noi stessi, il creato.
Eppure Dio è sempre pronto a perdonare, a riabilitare, a rialzare.
La sua misericordia non ha limiti, è offerta sempre a tutti.
È qui la radice profonda e la fonte di quel perdono che Gesù chiede a noi suoi discepoli di vivere.
Se dimentichiamo la misericordia ottenuta o se non sappiamo vederla, ci ridurremo a degli intransigenti come il servo della parabola.
Se non mi so rendere conto di quanto Dio sia buono con me, di come la sua bontà ecceda ogni giustizia, di quanta pazienza egli mi abbia concesso nell’arco della vita, rischierò sempre di soppesare le colpe degli altri sul bilancino della mia grettezza.
Noi tutti siamo per primi amati e perdonati da Dio, come riassunto da Sant’Agostino: «Perdonàti, perdoniamo!».
La vita è sempre ripartire, scoprendo che ci è stata accordata nuova possibilità: questa è la logica di Dio.
Chi non entra in questa logica, chi non si immerge in questa generosità vivrà cercando di dimostrare di essere bravo e buono ma non perdonato, vivendo le relazioni, cercando di dimostrare che si merita di campare!
Non si vive per merito, ma per grazia.
Tutto è grazia.
Tutto è generosità divina.
Quanto più si spalanca il cuore a questa bontà, tanto più si diventa buoni!
Perciò Gesù ci chiede di essere sempre disposti a concedere generosamente il perdono, lasciando perdere ogni forma di risentimento, di rancore, senza ricorrere a vani e mondani principi come quello del “perdono ma non dimentico”.
(tratto da una riflessione dei “Missionari della via”)

Buona domenica
e buona settimana
don Gabriele
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