Oggi Gesù si presente come la luce venuta nel mondo per illuminare l’intera umanità. Un tema che si ripete in diverse occasioni nella liturgia. Ed ancora una volta, l’evangelista Giovanni, come all’esordio del suo vangelo annota e constata che “gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce”. Quasi a dire che la luce di Cristo infastidisce chi opera il male; al buio è più facile ingannare e nascondere. Fare luce è sinonimo di riconoscere che vi è dello sporco da eliminare, sulla scia della riflessione della scorsa domenica, ammettendo che Cristo è venuto per risanare – salvare l’uomo da questa penosa condizione. Riconoscere il male è un primo passo, metterlo alla luce è più difficile. È un invito che richiama alla responsabilità personale e all’impegno concreto per una ripresa dopo un’opera minuziosa di pulizia. Ora davvero Gesù entra nella nostra vita come una luce che ci permette di riconoscere il male. Per riconoscere il male dobbiamo necessariamente lasciare che Cristo ci illumini. A questo serve il cammino di quaresima che ci prepara, come richiama la liturgia odierna, alla gioia della Pasqua. La luce della Resurrezione viene in nostro soccorso proprio perché opera per noi ed in noi questa “pulizia” nella tenebra della nostra vita. Umanamente non si più “ri-nascere”, come osserva Nicodemo nel brano proposto, se non dentro il dono dato dal Figlio che permetta a ciascuno di noi di scoprirsi nuovi nell’amore del Padre. Il giudizio avviene ora e dipende dalla nostra disponibilità ad accogliere la Luce affinché possa compiere il miracolo dell’amore e della vita. Ogni giorno possiamo rinascere in Cristo, ogni giorno da Lui possiamo trarre linfa nuova per la vita, ogni giorno possiamo sperimentare l’amore del Padre che vince il peccato e la morte. Risuoni nel nostro cuore il versetto evangelico: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito; chiunque crede in lui ha la vita eterna”
Buona domenica
don Gabriele,
Daniele seminarista