Il Disarmo del Cuore

IL DISARMO del CUORE

Disarmare. È forse questa l’azione più efficace che Gesù propone nel discorso della montagna che ci accompagna in queste domeniche. Disarmare il potere del male, spogliarne di efficacia le strategie, svuotarne il contenuto.

Il male esiste, e la cosiddetta ‘legge del taglione’ ne aveva da secoli smussato la gravità. Oggi verrebbe da desiderare che almeno si vivesse, nella nostra società globalizzata, con i limiti che l’antica legge indicava mentre assistiamo ad una sempre più vorticosa e pericolosa escalation di violenza… Gesù non è tipo da accontentarsi: la sua è la logica dell’amore incondizionato e traboccante, e quindi non ci si può accontentare: il male, la violenza, l’ingiustizia vanno disarmati. Certo il Maestro ci ricorda che esiste un “male sociale” che avvolge ogni discepolo. Esso va riconosciuto e denunciato! Resta però il fatto che la comunità è composta da persone. Dentro di noi è sopita la radice dell’odio e della violenza che se non gestita ci porta a viverla nelle relazioni con gli altri.

Per questo Gesù chiede ai discepoli di vivere l’arte del disarmo. Prima di tutto delle offese ricevute, che vengono scardinate nella loro forza di ferire con la fantasia della carità. Porgere l’altra guancia significa sminuire il peso del primo schiaffo; lasciare il mantello oltre alla tunica implica ridurre il valore di quanto serve a coprirsi, ma non a scaldare i cuori; aggiungere strada a chi ti ha costretto a farne con lui vuol dire spostare l’attenzione sulla sua presenza, piuttosto che su un castigo…

Disarmare l’avversario, in fondo, significa allora sfoderare le armi delle beatitudini con il loro modo diverso di pensare; vivere il contrario di quanto si usa fare quando si intravede un pericolo, di fronte al quale siamo naturalmente portati a difenderci o a fuggire, e così la tensione aumenta e forse anche l’animosità dell’aggressione. Si rende innocuo il nemico, quindi, cambiando la logica della propria testa; in fondo, il disarmo parte dal proprio cuore. Significa rinunciare a pensare di doversi salvaguardare, né tanto meno di voler ripagare con la stessa moneta. Si evita di cadere nel circolo vizioso della sfida rabbiosa, quasi a dover dimostrare di non essere da meno nella violenza. Il disarmo comincia così dal riconoscere che in fondo di avversari e nemici personali ne abbiamo soltanto se crediamo di dover garantire una neutralità davanti al dolore dell’altro. Nella logica di Gesù, il nemico viene disarmato perché nel cuore dell’aggredito si scardina l’idea di dover avere nemici.