Fede e Potere

“FEDE e POTERE”
Siamo nei giorni che precedono la morte in croce di Gesù e la trama contro di Lui va intessendosi.
Assistiamo oggi alla prima di quattro controversie di Gesù con coloro che poi saranno i suoi accusatori nel processo inerente il tributo a Cesare.
Farisei ed erodiani, “nemici” tra loro, si alleano contro di Lui, loro nemico comune.
Quante volte accade nella vita quotidiana.
Persone che fino a ieri non si potevano vedere, trovato un nemico comune si alleano.
Non perché abbiano risolto tra loro, ma solo perché c’è qualcun altro contro cui prendersela.
Eh sì, anche il male in un certo senso – e per poco tempo – può unire…
Nel brano cercano di tendere un tranello a Gesù con una domanda nascosta in falsa gentilezza: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità…».
È una vecchia strategia, tanto cara a molti: ad esempio quante volte facciamo complimenti e moine solo perché chi abbiamo davanti ci dica quel che ci interessa; o quante volte prima di sparlare alle spalle iniziamo così i nostri discorsi: “quella persona è splendida, PERÒ…”.
Farisei ed erodiani pongono a Gesù una domanda senza via di uscita, sbagliata: se Gesù avesse risposto che non era lecito pagare la tassa ai romani, lo avrebbero potuto denunciare come sovversivo.
Se avesse risposto che era lecito, lo avrebbero screditato agli occhi del popolo facendolo passare per filo-romano.
Gesù alza il livello della risposta: «rendete a Cesare quel che è di Cesare», dunque la sua moneta, «e a Dio quel che è di Dio», ossia voi stessi, il vostro cuore, la vostra adorazione.
I cristiani furono perseguitati dagli imperatori, ma non perché fossero contro la struttura del governo o contro l’impero.
I cristiani erano perseguitati perché non riconoscevano all’imperatore una priorità divina, cioè non lo riconoscevano come “Dio in terra”.
Erano dunque perseguitati perché non sacrificavano all’imperatore, perché non davano a Cesare quel che è di Dio.
Gesù con la sua risposta non pone sullo stesso livello lo Stato e Dio, circoscrivendo l’ambito del potere politico: è legittimo e serve a ordinare la vita delle persone.
Il cristiano deve rispettarlo e vivere onestamente, esemplarmente, per provvedere al bene di tutti, e anche impegnarsi nella società, perché siano promosse leggi giuste ed eque.
Ma lo Stato non può invadere il campo della coscienza e pretendere di mettersi al posto di Dio.
E se portasse avanti leggi contrarie alla vita, al bene e alla verità della persona umana, i cristiani sono chiamati all’obiezione di coscienza, a dire il loro no.
Il cristiano sarà fedele alla terra, senza esenzioni né evasioni dalla storia, senza invocare spiritualizzazioni o fughe “angeliche”, ma opererà nel mondo secondo la volontà del Signore, cercando il bene comune, la libertà, la giustizia, la riconciliazione, la pace.
Che il Signore ci aiuti a vivere bene, dando a ciascuno il suo: allo Stato ciò che è dello Stato, a Dio ciò che è di Dio, così da essere, come diceva S. Giovanni Bosco ai suoi ragazzi «buoni cristiani e onesti cittadini».
(tratto da una riflessione dei “Missionari della via”)
Buona domenica e buona settimana
don Gabriele
don Marco
Parrocchia di Vellezzo e Giovenzano
“la Parrocchia informa”
22 ottobre 2023
n.46