Cosa vuole DIO da me

«Cosa vuole DIO da me?»

In questa domenica assistiamo ad un’altra controversia di Gesù con i suoi interlocutori che cercano di coglierlo in contraddizione con la fede del popolo d’Israele.
Un dottore della legge, un “teologo” del tempo, vuol mettere alla prova Gesù e gli pone una domanda molto comune in quel periodo: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Nello studio della Torah oltre alle Dieci Parole rivelate da Dio a Mosè sul Sinai i rabbini avevano individuato 613 precetti da dover osservare.
Nel tentativo di semplificare questa “selva” ci si chiedeva quale comandamento avesse la priorità sugli altri.

Gesù va al cuore di tutto, scardinando ogni forma di sterile legalismo.
Egli non vuole presentare due precetti fondamentali da seguire per mettersi in pace con Dio, ma vuole piuttosto dare l’atteggiamento generale che il credente è chiamato a vivere: l’amore.
Perciò anzitutto cita lo Shemà Israel, il comandamento che il credente ebreo ripeteva – e ripete – tre volte al giorno tratto dal Deuteronomio:
«Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo.
Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua vita e con tutta la tua mente» (6,4-5).

Questo comandamento indica la necessità di un amore pieno, senza mezze misure, che coinvolga tutta la persona e sappia unire allo slancio del sentimento l’obbedienza della volontà.
La novità sta nel fatto che Gesù gli unisce il precetto di amare il prossimo come se stessi – presente nel libro del Levitico (19,18), mettendoli sullo stesso piano e al centro di tutto.

Ogni altra legge o sua interpretazione se vuole presentarsi come autentica deve essere espressione di questo amore.
Amare Dio e il prossimo sono inseparabili e complementari, sono come le due facce di una stessa medaglia.
Non si può amare Dio senza amare il prossimo e non si può amare il prossimo senza amare Dio.

San Giovanni nella sua prima lettera afferma:
«Se uno dice: “Io amo Dio” e odia suo fratello, è un bugiardo.
Chi, infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede.
E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello» (4,20-21).

E Papa Francesco commenta dicendo:
Ormai alla luce di questa parola di Gesù, l’amore è la misura della fede, e la fede è l’anima dell’amore.
Non possiamo più separare la vita religiosa, la vita di pietà dal servizio ai fratelli, a quei fratelli concreti che incontriamo.
Non possiamo più dividere la preghiera, l’incontro con Dio nei Sacramenti, dall’ascolto dell’altro, dalla prossimità alla sua vita, specialmente alle sue ferite.
Ricordatevi questo: l’amore è la misura della fede. Quanto ami, tu? E ognuno si dà la risposta.
Com’è la tua fede? La mia fede è come io amo. E la fede è l’anima dell’amore.
Ma soprattutto Egli ci ha donato lo Spirito Santo, che ci permette di amare Dio e il prossimo come Lui, con cuore libero e generoso.

(tratto da una riflessione dei “Missionari della via”)