Capaci di compassione

XV TEMPO ORDINARIO
Capaci di compassione
In questa domenica la liturgia ci presenta la celebre parabola del “buon samaritano”.
Interrogato da un dottore della legge su ciò che è necessario per ereditare la vita eterna, Gesù lo invita a trovare la risposta nelle Scritture e afferma: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il prossimo tuo come te stesso.”
In Israele c’erano diverse interpretazioni su chi si dovesse intendere come “prossimo”.
Infatti il dottore della legge chiede: “E chi è il mio prossimo?”
A questo punto Gesù risponde con la parabola: vi invito a rileggere con attenzione il Vangelo ascoltato.
È una delle più belle parabole del Vangelo. Ed è un brano che insegna molto alla vita cristiana.
È un vero modello di come deve agire un cristiano.
Grazie all’evangelista Luca abbiamo questo tesoro.
Protagonista del racconto è un samaritano che incontra lungo la strada un uomo derubato e percosso dai briganti e si prende cura di lui.
Sappiamo che i giudei trattavano con disprezzo i samaritani, considerandoli estranei al popolo eletto.
Non è dunque un caso che Gesù scelga proprio un samaritano come personaggio positivo della parabola.
In questo modo vuole superare il pregiudizio mostrando che anche uno straniero, uno che non conosce il vero Dio e non frequenta il suo tempio, è in grado di comportarsi secondo la sua volontà, provando compassione per il fratello bisognoso e soccorrendolo con tutti i mezzi a sua disposizione.
Gesù propone come modello il samaritano, perché a differenza dei due personaggi che lo precedono, non è legato ad una fede rigida, arida, fredda, stretta nel culto ma senza misericordia e cuore.
Quest’uomo, senza fede secondo il pensiero corrente, amando il fratello come sé stesso, dimostra di amare Dio con tutte le forze, la mente e il cuore.
Dopo aver raccontato la parabola Gesù rivolge al suo interlocutore una contro domanda: “Chi di questi ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?”.
È un modo astuto per rovesciare la domanda del dottore della legge ma anche per rovesciare la logica di tutti noi.
Ci aiuta a capire che non siamo noi che, in base ai nostri criteri, definiamo chi è il prossimo e chi non lo è, ma è la persona in situazione di bisogno che deve riconoscere chi è il suo prossimo, cioè “chi ha avuto compassione di lui”.
Essere capaci di avere compassione: questa è la chiave. Questa è la parola d’ordine del cristiano. Se non sei capace di commuoverti, di provare compassione per chi hai di fronte, vuol dire che c’è qualcosa che non va.
In fondo Gesù stesso ha rivelato la compassione del Padre.
Gesù è la compassione del Padre verso l’uomo.
Verso ciascuno di noi!
Solo con la compassione si diventa veri discepoli del Signore e si manifesta in noi il volto del Padre.
Il Padre misericordioso e pietoso capace di avvicinarsi al nostro dolore, al nostro peccato, ai nostri vizi e alle nostre miserie.
La Vergine Maria ci aiuti a comprendere e soprattutto a vivere sempre più il legame inscindibile che c’è tra l’amore per Dio nostro Padre e l’amore concreto e generoso per i nostri fratelli, e ci dia la grazia di avere compassione e crescere nella compassione.
(angelus 14 luglio 2019)
Buona domenica e buona settimana
don Gabriele